Il telefono aveva squillato per buono sessanta secondi.
Il funzionario del Centro Unico di Prenotazione, tale Franz, lo aveva lasciato squillare indifferente.
In realtà, se proprio vogliamo appiccicarci, a questa storiella, un qualche vago sentore di neorealismo alla spicciolata, Franz nemmeno ci aveva fatto caso.
In quell’ala del nono piano di Via Della Resilienza, era abitudine secolare, trascritto e cofirmato dai sindacati sul contratto collettivo del lavoro, quella di lasciare che i telefoni squillassero a vuoto.
Qualcuno definirebbe questa un’insulsa parodia ai danni degli statali, Franz si sarebbe scusato che stava solo cercando certe foto da cancellare dalla galleria.
Dall’altro lato, uno dei tanti giovani che aveva pensato di fare uso del supporto psicologico fornito dall’ASL, tale Gregorio – che non è che se la passasse malissimo, però pure era uscito malconcio dagli ultimi anni di pandemia, isolamenti e perdita di certi schemi sociali dai quali e coi quali aveva sempre cercato di difendersi per non cadere in paturnie, ansie e ipocondrie boloalimentari che lo colpivano alla bocca dello stomaco, tenuto conto d’altronde della crisi generazionale del lavoro, della pensione, della migrazione, dell’immigrazione, dell’innalzamento dei prezzi, dei lutti, del blocco degli stipendi e della rivoluzione sessuale e dell’involuzione sessuale, del mal comunemezzogaudio, tuttavia aveva avuto la lucidità, ma più specificamente era sopravvissuto a stento a un paio di attacchi di panico, di capire che avrebbe dovuto prendersi finalmente cura della psiche – dicevo, tale Gregorio, mentre vedeva un vaccariello agitarsi a testa in su sul davanzale, era lì che aspettava paziente che qualcuno rispondesse, chiedendosi se il kafkiano (come’è bello dirlo esplicitamente or ora, coi due protagonisti di questo schifo di raccontino che guarda un po’ si chiamano Franz e Gregorio) girotondo di telefonate non facesse parte della cura e che riuscendo a prendere l’appuntamento, senza impazzire come Michael Douglas in “Un giorno di ordinaria follia”, il terapeuta dottor S. potesse dichiararlo definitivamente guarito.
È quello che poi alla fine Gregorio era riuscito a dire sornione a Franz il quale, sorridendo, si era scusato di non poterlo aiutare con la prenotazione, invitandolo a chiamare ad un altro numero, ma solo dopo aver finalmente cancellato le foto del suo pene prima che le vedesse la suocera, sua amante dai tempi del matrimonio con la figlia Greta.
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