Col paradosso del sorite, Eubolide di Mileto si domandava quando un mucchio di sabbia, togliendo un granello alla volta, smettesse di essere un mucchio.
Diciamola così, quando una persona è concretamente povera? Quando, di moneta in moneta sottratte, una persona sarà tecnicamente povera? E comunque, chi resta con sole 3 monete, se messo a confronto con chi non ne ha nemmeno una, ancora non resta totalmente povero.
È una percezione relativa dell’esistere piuttosto atavica.
Ecco, spesso leggo dissertazioni pindariche di presunti progressisti che non tengono di buon occhio il gay pride pur “avendo tanti amici gay”, perché alla fine “non è necessario mettersi in ridicolo, perché dover ostentare la propria omosessualità?”
Ora, senza aprire una lunga apologia del ridicolo, anche qui mostrando le angolature più soggettive della questione, (per me è ridicolo chiamarsi camerata rifacendosi a un periodo dell’Italia in cui si uccidevano gli oppositori politici) qual è l’esatto limite in cui una persona non ostenta la sua identità di genere?
In una forbice che va dal trasversirsi al parlare in maniera vagamente effemminati, dove inizia e dove si esaurisce la vostra tolleranza?
E se ci state pensando, cioè se state facendo mentalmente su e giù in questa ipotetica scala, ho una brutta notizia per voi: siete omofobi.
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