Tre anni fa, usciva Nessuna Città.
E dopo tre anni e un percorso spesso in salita, il romanzo cui ho dato tutto me stesso, il più amato di tutti, ha cambiato editore.
È un ritorno a casa. Con la Libreria La Bottega delle parole ho già pubblicato Mangiando il fegato di Bukowski a Posillipo, andando ogni aspettativa.
La copertina è di Francesco Verrone , cantautore e ingegnere, tra i primi a leggere e commentare positivamente il romanzo.
Dopo qualche giorno dalla lettura mi aveva mandato una bozza di copertina con al centro questo che, nella notazione musicale, è un punto coronato.
Quando l’ho vista gli ho promesso che se avessi avuto la possibilità la avrei sicuramente adottata.
Il punto coronato prolunga la durata di una nota o di una pausa oltre al suo valore; un significato perfetto per un romanzo che narra di umanità che dura oltre i regimi, le dittature, le distopie più folli e crudeli.
E d’altronde, ricorda tanto la Cupola sotto alla quale si muovono le storie della mia Napoli.Napoli odiata. Napoli amata.
La nuova cura editoriale è di Martina Santoro che ne ha curato anche la prefazione.

Qui, Napoli assurge allo statuto di città-simbolo, come la Praga di Kafka o la Dublino di Joyce; difatti, essa non è mai nominata direttamente dall’autore (benché la parola “città” sia sempre rispettosamente scritta con l’iniziale maiuscola). E con la Città, entrano nella letteratura anche le sue vie, le sue botteghe, la sua storica pizzeria. Non si tratta, però, del paesaggio tipico e rassicurante che siamo abituati a conoscere, per esperienza diretta o meno. Non sappiamo cosa sia successo: alla Città non accade nulla, è già accaduto, come si evince nella favola di Indiciotto e Mica, oppure dai racconti di Liberato. [dalla prefazione di Martina Santoro].


«Nessuna città avrebbe potuto permettere che, tra castelli, isole e un vulcano eretto a mammana collettiva, apprensiva che se si incazzava sapeva farti del male, ci si potesse stare a morire con lo sguardo perso nell’eternità, senza versare una sola bestemmia. Nessuna».