La retorica “dalla periferia allo stadio San Paolo” è molto scivolosa.
Parlo del successo che circonda Geolier e delle solite riflessioni che girano intorno a chi nasce dai quartieri abbandonati. È una retorica sbagliata.
Come Geolier ne capita uno su un milione.
Certo, al ragazzino della periferia permette di sognare in grande ma anche poco se poi il risultato è “non ha studiato e ce l’ha fatta lo stesso”.
Il successo di Geolier è tutto legato al suo talento, al desiderio di scrittura e poi a certe logiche imprenditoriali di chi lo aiuta nel suo percorso. Sembra poco? In realtà è tantissimo e vivaddio ma usarlo come caso di chi “ce l’ha fatta nonostante tutto” è come voler tirare un calcio a un pallone da via Poisillipo, centrare una nave in corsa nel golfo – Roba da Holly e Benji – e credere possa riuscire a chiunque ogni volta. Soprattutto si parla di successo con i numeri, con i soldi, con le visualizzazioni.
E pure comprendo l’orgoglio del fan che, immedesimatosi, vede quei risultati come fossero quelli di un parente acquisito, di un amico carnale, come fosse un suo successo.
Perché, attenzione, non sto parlando della sua musica.
Non ci entro. Non la capisco, non credo che parli a me. La ascolto ma non la sento. Non la giudico (se non quando ci si intestardisce, sbagliando, a dire che trascrive quello che pronuncia: ma ci ho fatto già diversi reel).
Molto più retoricamente sbilancerei lo sguardo verso il ragazzo che ha cambiato dieci banconi di salumerie prima di avere uno stipendio fetente; o verso chi ha studiato in mezzo ai casini, in mezzo alla fame, e mo è entrato di ruolo a scuola; o a chi ha ripudiato madre e padre pur di non essere come loro; o a chi ha sbagliato ma si è ripulito e mo si mette le mance da parte per comprarsi il biglietto di un concerto di Geolier; o verso chi prende la chitarra e se ne va cantando per i vicoli e si sente un dio quando si fermano ad ascoltarlo in venti, in trenta, in dieci, e fa sempre più tardi, prima di rincasare, perché non gli piacciono il quartiere, la puzza di umidità, le urla.
Il confronto non è tra Geolier e tutti gli altri, eh.
Geolier fa parte di tutti questi altri.
E a voi che vorrei ricordare che lo studio non è acqua e che i numeri sono quisquiglie, sono le monetine del Paperon-capitalista che sta lì a fare i conti di quanto ha, contento che il caso, il Fato o chi per esso abbia premiato il suo impegno.
Non guardate dal buco della serratura.
Credo.
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