Stavo per non andarci. La giornata era iniziata storta, poi pioveva da ore. Se i ragazzi decidono comunque di far andare avanti l’iniziativa, con gli strumenti, sotto l’acqua, poi come si fa.
Poi mia moglie mi dice “guarda, che non dovrebbe più piovere… e comunque, vacci, mal che vada ti sei fatto una passeggiata a Napoli. Di questi tempi, la Pigna Secca è troppo bella”.
Mi organizzo, prendo chitarra, coraggio e leggio (perché la mia memoria fa spesso cilecca) e mi metto in auto. Parto da Secondigliano, parcheggio in zona Vecchio Policlinico.
La Pigna Secca è davvero meravigliosa. Lo è già di suo, ma scudettata e colorata d’azzurro fa l’effetto della follia chiosciottinesca che fa bene alle cororonarie.
Mi godo la Banda Baleno che letteralmente arrevota la Pigna Secca; suono, mi diverto, accompagno alla chitarra Alessandro, un signore sulla cinquantina che mi chiede di cantare Je so’ pazzo; canto un mio brano per una ragazza che festeggia l’addio al nubilato; faccio ancora una volta pace con Napoli e mi faccio andare bene, ancora un po’, tutte le contraddizioni.
Poi torno a casa sereno dalle mie bimbe, felice di aver toccato con mano il senso della creatività.
Mi mancava suonare per strada, non lo facevo da tempo.
Viva Il cuore di Napoli e i ragazzi che lo animano.
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