Continuando ad approfondire le metodologie di alcuni pedagogisti, ho alcune perplessità su come possano attecchire con la letteratura e che ruolo debba avere, per questi, nel futuro.

Cioè, in generale, viene spesso richiesto di ricondurre l’argomento a esperienze situate e concrete, ovvero – mi pare di capire – di mettere in luce una certa utilità nel quotidiano del fatto studiato.

Qua c’è lo studio qua deve esserci subito un risultato.

E in parte lo capisco. Di mio, sono dell’idea che la letteratura sia tanto utile che debba esserci un’educazione alla lettura fin da piccoli, insieme ai primi passi e ai primi svezzamenti.

Perché, come diceva anche Eliot, viviamo in un bosco di segni in cui si parla in maniera figurata; perché l’uomo, da quando esiste, ha cercato subito una strada per le troppe parole che stava piano piano inventando e allora noi tutti dovremmo considerare nostro tutto ciò che è umano; ma anche, mostrare le tipologie del potere e della cattività umana contenute – per esempio – ne I Promessi Sposi, ti aiuta anche a distinguere i bravi, dai Don Abbondio, finanche a scoprire la gentilezza occasionale e interessata (ma anche capire che dietro la vita dei cattivi c’è un geyser di non detti che serve sempre ri-conoscere).

Quindi, di mio, da sempre, perché la ritengo estremamente essenziale, cerco di mostrare l’utile nel diletto.

E comprendo la finalità del metodo.

Però tutto il mondo del narrato richiede soprattutto tempo e persuasioni decennali, lunghi, lenti, interminabili, mai riducibili a semplici schematizzazioni. Va fatto col libro tra le mani, invitando all’ascolto, alla comprensione, anche sul filo della noia da cui vanno riacchiappati, tutti, uno ad uno.

Non si può estrapolare un tema e basta.

E ancora, la letteratura si nutre di solitudine, di attimi di estraniamento, di ozio, di riflessione, di lento e inesorabile scavo interiore. L’insegnamento della letteratura è anche insegnamento dell’inutile, del nulla di cui scopri l’inesauribile segreto all’improvviso, al mare, mentre dei bambini giocano col padre e una retezzuola per prendere i lupini.

Credo.