Troisi e Radford, ne Il Postino, indagano la poesia dei sentimenti (le metafore) e
dell’impegno civile (il reale), tramite le figure di Mario e Neruda che sono accostati e
distanziati tramite inclinazioni e inquadrature che gerarchizzano i ruoli fino a un ab-
braccio finale che li riaccorda sullo stesso piano. Le voci reali registrate da Neruda e
le astrattezze pendolari di Mario reggono «l’ordinamento dei fatti» (Bazin) e ridanno
in immagini qualcosa dello stile di Skarmeta, dimostrando come finzione e realtà con-
tinuino a offrirsi come sintesi del linguaggio figurato con cui l’uomo cerca da sempre
di compensare (Barenghi) la difficoltà di inquadrare «la pluralità, le contraddizioni
dell’essere umano» (Morin). E se il cinema è diretta proiezione del veduto (Casetti) ed
è altresì capace di cinematografare la letteraturizzazione del reale, ovvero di rendere
visibile l’indicibile (Donnarumma) dei rapporti umani, ne Il Postino, è «l’esperienza
diretta delle emozioni» a «spiegare la poesia ad un animo disposto a comprenderla».
